L'invito a Berkman

NESTOR MAKHNO


Questo brano dall'articolo "Conversando con Nestor Makhno", di Ugo Fedeli, è comparso in "Volontà", (Napoli, anno II, n.2, 1 agosto 1947. Fedeli frequentava Makhno a Berlino e Parigi, intervistandolo a più riprese. Questo brano fu ripubblicato nel libro di Fedeli "Dalla insurrezione dei contadini in Ucraina alla rivolta di Cronstadt" (Milano, 1950).


Di intellettuali ne vennero pochissimi da noi; eravamo quasi tutti operai o contadini. Uno dei pochi ma capaci compagni che per qualche tempo furono nella nostra regione, è Volin (Eichenbaum). Fu nell'agosto del 1920 che Volin, Ossip, l'Emigré ed altri delegati dell'organizzazione del "Nabat", partirono da Kiev per andare a Odessa. Durante questo loro viaggio vennero fatti prigionieri dalle truppe dell'hatamen Petliura. La notizia dell'arresto di questi nostri compagni si sparse presto in tutta la contrada, giungendo sino alla regione dove gli insorti Makhnovisti sostenevano la lotta contro tutte le forze della reazione che assumevano di volta in volta nomi diversi. Appena a conoscenza della notizia, partì una delegazione nostra per andare dai contadini del luogo dove Volin e gli altri compagni erano prigionieri e con la loro collaborazione gli arrestati vennero strappati dalle unghie del rappresentante dei grandi proprietari terrieri. Fu in seguito a questa sua liberazione che Volin venne fra di noi e vi rimase per cinque mesi, cioè fino a dicembre, svolgendo una interessante quanto proficua attività culturale.

Isolati come eravamo, nella quasi impossibilità di comunicare col resto della Russia e del mondo, il nostro movimento doveva vivere solo delle sue proprie forze e capacità.

Nel resto della Russia, in quegli anni, si sapeva poco o nulla del nostro movimento.

Nel 1920, la mia compagna Elena Gallina si trovava a Kiev nella medesima epoca in cui in quella città si trovavano i compagni Emma Goldman e Alessandro Berkman, i quali stavano raccogliendo materiale per il Museo Kropotkin dietro incarico del governo di Mosca.

Venuti a conoscenza della presenza in città della mia compagna, essi domandarono di vederla. Desideravano avere informazioni mie e del nostro movimento e fra le altre cose espressero il desiderio di venire nella regione di Gulae-Pole. Ma la questione non era né semplice, né facile se uno non voleva correre molti rischi, particolarmente di fronte al governo centrale. Decisero allora, con la mia compagna, di organizzare un falso attacco al loro treno, farsi arrestare e portarsi da noi: cosi avrebbero potuto rimanere qualche tempo e studiare sul luogo il nostro movimento. Presi gli accordi necessari, la mia compagna lasciò Kiev ed arrivò a Carcoff, ma qui trovò la regione occupata dalle truppe del generale Wrangel e quindi fu nella impossibilità di raggiungermi. Fu solo un mese più tardi e dopo che noi, scatenata una offensiva, si riuscì a liberare la regione dal pericolo wrangelista, che venimmo a conoscenza degli accordi presi. Era però troppo tardi.

Il nostro desiderio, oltre al bisogno che qualche personalità ci venisse a portare un contributo spirituale, ci spinse sempre a ricercare ed a favorire la venuta di elementi intellettuali nella nostra regione. Quando seppi del desiderio dei compagni Berkman e Goldmann, inviai loro immediatamente un telegramma pregandoli di venire. Avevamo stretto un accordo col governo di Mosca in quei giorni ed utilizzando quella opportunità cercavamo di stringere relazioni con tutti. Ma dai due compagni non ottenni nessuna risposta. Mandai loro anche una lettera dove li assicuravo di garantir loro tutti i mezzi per studiare sul luogo il movimento nostro e di fare tutta la propaganda necessaria. Anche questa volta nessuna risposta. Ed allora pericoli non ve ne erano, poiché, come dissi, esisteva un trattato di alleanza coi bolscevichi ed esistevano possibilità di transito.

Cosi il nostro movimento, assediato da tutti i nemici della rivoluzione, non ebbe il contributo nemmeno di tutti i nostri compagni e fu privato di una tanto necessaria collaborazione per aiutare le masse scese in lotta a crearsi una profonda coscienza anarchica.

Noi avevamo pochissimo tempo per sviluppare tutto quel lavoro culturale di cui abbisognavano i contadini ucraini, presi come eravamo dalle necessità sempre più impellenti e dure della lotta quotidiana che veramente non ci dava respiro.


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